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mercoledì 1 marzo 2017

Confliggere in sicurezza

Il potere del sentire



Giuseppe Morosini
Venerdì 17 febbraio a Ranica si è tenuta la quarta conferenza di psicologia gratuita del ciclo di incontri sul tema “Sicurezza”, progetto organizzato dal Comune di Ranica e il Centro Divenire, centro di cura e sviluppo della persona. Ospite Giuseppe Morosini che ci parla di “Confliggere in sicurezza”.
Per molti di noi sarà una bella notizia scoprire che il conflitto fa parte di una relazione sana: è nella fisiologia della convivenza. Ciò che più spesso ci atterrisce del conflitto sono le conseguenze sgradevoli che gli attribuiamo, le brutte sensazioni che ci fa vivere, in un ottica negativa: quante volte abbiamo sentito senso di colpa? Quante abbiamo detto: “Non ne vale la pena”, oppure “Meglio evitare, per amore della pacifica convivenza”? Quanti invece si sono sentiti dei mostri per aver aggredito verbalmente il collega, un sottoposto o il tizio che guidava troppo lento nel traffico?

Ciò che il Dottor Morosini sottolinea fin dall'inizio della conferenza (attualmente si occupa di gestione del personale e di conduzione delle equipe professionali all'interno di tre cooperative sociali ONLUS) è che il conflitto bene o male attraversa le vite di tutti. I bambini litigano fra loro e coi genitori, gli adolescenti con gli insegnanti e nel mondo nel lavoro... beh, si sa!
Tanto vale attrezzarci di conseguenza e iniziare a domandarci: Cos'è per me il conflitto? Come mi comporto? Cosa sento? A cosa serve il mio comportamento? Immaginiamo una situazione ben specifica.
Bisogna anzitutto dire, per tirare un bel sospiro di sollievo, che se c'è conflitto allora c'è relazione: dev'esserci un clima per cui io mi sento libero di esprimere il mio parere. E questo succede non in tempi di guerra e repressione, ma in tempi di pace. Ricordate un regime in cui fosse ben vista la libertà di pensiero e di parola? Perciò è bene ricordare, almeno per partire un po' carichi di coraggio, che il conflitto si sviluppa in una condizione di pace, nella pace ci sentiamo in diritto di dare la nostra opinione. Nel dizionario italiano il termine conflitto ha un significato simile a quello di guerra, ma all'inizio non era così, a meno che non ci si rifaccia all'idea che della guerra avevano i Romani, la quale non prevedeva lo sterminio del nemico.
dott.ssa Gloria Volpato e dott. Michele Crespi

Inoltre è molto interessante notare come molti conflitti, ancor prima che fuori, nascano dentro di noi. Racconta il professor Morosini che per cambiare la sua vita e passare da progettista in un azienda metalmeccanica a counsellor, cambiando completamente la mission del suo lavoro oltre che l'ambito professionale, ha dovuto risolvere un conflitto interiore, quello che c'era fra lui stesso e la parte di lui che voleva evolvere per poter trovare il modo di realizzare i suoi desideri più profondi.

Ma torniamo al conflitto interpersonale. Alcune dritte: anzitutto esplicitare il conflitto scegliendo il luogo e il momento adatto per poterne parlare ed eventualmente scegliere di lasciar raffreddare le acque se le emozioni che stiamo provando sono troppo intense. Ognuno reagisce diversamente, tant'è vero che alla conferenza il pubblico è intervenuto per raccontarlo e ogni contributo è stato un tassello del mosaico di possibilità. Alcune domande possono aiutarci a comprenderci meglio, ad esempio: “Qual è l'emozione che sto provando in questo momento?”, “Cosa mi porta a provare questa rabbia/paura/frustrazione/angoscia/tristezza?”, “Com'era vissuto il conflitto nella mia famiglia d'origine?”, “C'erano delle emozioni che non potevo manifestare? Rabbia? Paura? Gioia? Tristezza?”, “Mi sentivo libera/o di esprimere il mio punto di vista oppure ero impaurito?”. Le forti emozioni che ci fanno perdere il controllo, come quando diciamo che ci va il sangue alla testa, sono controproducenti per il nostro dialogo. Derivano da una parte bambina di noi.

Secondo l'analisi transazionale possediamo, nessuno escluso, purchè adulto, una parte bambina, una genitoriale, quella che ci vieta ad esempio di comprarci quel vestito che abbiamo visto in vetrina perchè costa un occhio della testa e abbiamo un portafoglio che scarseggia, e una parte adulta. È bene che in un conflitto riescano a incontrarsi le parti adulte dei due, quelle che sanno tenere conto dei nostri bisogni intimi ma anche dei bisogni dell'altro, e al tempo stesso sanno prendere decisioni che prevedono la mediazione e il compromesso. Domanda A: “So quali sono i miei bisogni?”, domanda B, “So ascoltare i bisogni dell'altro?” e senza giudicarlo? A volte per paura di cedere dalla nostra ferrea posizione non ascoltiamo affatto il nostro interlocutore oppure lo ascoltiamo solo con lo scopo di controbattere.
Dai conflitti si può uscire vincenti se ci sentiamo in grado di gestire il confronto con l'altro. E se, male che vada, il conflitto non si è risolto, ce ne andremo con una visione in più del problema, quella dell'altro, anche se non la condividiamo. Questo significa sostare nel conflitto, sapere che non perdiamo nulla di noi stessi se anche abbiamo visioni contrastanti. Anzi, ci arricchiamo con un nuovo punto di vista.

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