agosto 2017 |  Matilda sei mitica!

domenica 13 agosto 2017

Il mestiere dello scrittore di Murakami Haruki.


A trentacinque anni dall'inizio della sua carriera, dopo essere stato acclamato in tutto il mondo e tradotto in cinquanta lingue, Murakami Haruki ci racconta il tortuoso percorso che lo ha portato al successo. Una storia, un'avventura, che ha inizio nell'arena letteraria giapponese degli anni '80 e poi si allarga a quella newyorkese, in concomitanza con il trasferimento dell'autore.



Titolo: Il mestiere dello scrittore
Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2017
Pubblicazione giapponese: 2015
Genere: Saggio autobiografico
Traduttrice: Antonietta Pastore
Non so se questo volume possa costituire un manuale o una guida per chi vuole diventare romanziere [...] L'unica cosa che vorrei fosse chiara, è che io sono "una persona del tutto ordinaria" [...] Quando cammino per la strada non mi guarda nessuno, al ristorante di solito vengo accompagnato nei tavoli peggiori. Se non avessi scritto romanzi, nessuno mi avrebbe notato. Avrei condotto un'esistenza molto ordinaria nel modo più ordinario. Io stesso, nella vita quotidiana, non mi ricordo quasi di essere uno scrittore.


Trama. Col savoir-faire tipico e affascinante dello scrittore, ci accompagna per mano nei cassetti della vita che lo hanno di volta in volta fatto incontrare e scontrare con la scrittura. Tenta così un'analisi di tutto ciò che comunemente si tratta quando si parla di scrittura: chi è lo scrittore? Che profilo psicologico esistenziale gli si addice? Da cosa nasce il desiderio di scrivere? A cosa servono i premi letterari? Che cos'è, in un romanzo, l'originalità? Come nasce uno scrittore? Come rapportarsi con le abitudini e i ritmi che la vita quotidiana ci impone mentre scriviamo un romanzo? Cosa c'entra l'esercizio fisico con il mestiere dello scrittore? Quale formazione, per un romanziere? Chi sono e che importanza hanno i personaggi dei romanzi nella vita di chi scrive? Che rapporto avere con il pubblico? Perché espatriare?





Commento. Murakami Haruki sembra aver sfondato una porta non così tanto aperta regalandoci la sua esperienza di vita in un mondo in cui l'arte e la poesia vengono costantemente calpestate da priorità altre, più stringenti, per quel che ci insegna la nostra cultura. Un coraggio per mezzo del quale, contro ogni opinione severa a riguardo, ha scelto il mestiere dello scrittore come mestiere di vita.  Scrive, corre, si ritira, revisiona, trascrive, fa leggere una prima volta alla persona di cui si fida di più al mondo, sua moglie, con una solennità e una tenacia micidiali. Poi cerca di sfondare, dopo che la critica in Giappone vuole tarpargli le ali, negli Stati Uniti. Allora si rimbocca le maniche per cercare traduttori affidabili, intessere legami efficaci con la redazione del New Yorker, trovare l'agente letterario che fa al caso suo e continuare, anche dopo il successo conclamato, a scrivere per i suoi lettori. Lettori che sono sempre, inevitabilmente, legati a lui da un filo rosso di comunanza, dato che scrive innanzi tutto seguendo il suo intimo piacere, e mai per raggiungere "un certo target". Così scopriamo che una delle gioie che lo nutre di più è scoprire che un suo libro è servito come argomento di discussione per un padre e un figlio che non si parlano tanto, o che un altro è stato scambiato fra due amiche appassionate. Perché forse quello che ci unisce è proprio la poesia, e quegli obbiettivi che sembrano così stringenti all'uomo contemporaneo, hanno bisogno, talvolta, di essere sfondati dalla porta della letteratura.