Viaggio al termine della notte
Celine Louis-Ferdinand
![]() |
fotografia di Gaia Filippi |
Il protagonista del libro ha il nome
dell'autore. L'ho ascoltato recitare da Giorgio Personelli insieme a
Fabrizio Pagella, con tastiera, chitarra e sassofono. L'occasione è
stata a Montello, alla rassegna Fiato ai Libri, del sistema
bibliotecario di Seriate e Laghi, che è giunto, a ragione, alla
decima edizione. Da dieci anni questi leggono i libri così
mostruosamente bene e io non ne sapevo niente. Se li avessi seguiti
da quando ho quattordici anni adesso sarei .. di sicuro sarei stata
felice di conoscerli. Ma ricominciamo da
Ferdinand.
Ferdinand è un giovane pieno di voglia
di vivere che si lancia quasi per scommessa all'interno di un
reggimento e in men che non si dica si ritrova ad avere a che fare
con sangue che sgorga dalle gole come marmellata bollente – la
metafora è di Celine – ed è così che comincia il cataclisma
della sua vita, quello che apparentemente lo trasforma per sempre in
un essere infelice.
Poi si parla di Africa, condizioni di
vita bestiali in cui il ragazzo, incastrato in una capanna in mezzo
alla foresta amazzonica con un incarico fra i più sporchi, ma almeno
senza pallottole in vista, può mangiare solo cibo che
immancabilmente deve vomitare e bere acqua che è fango.
Infine si arriva all'America, New York,
lo sfruttamento nella fabbrica della Ford, la marmellata di folla che
si spalma sulle strade della città – sempre metafora sua – che
lui odia infernalmente e verso cui rivolta tutta la sua rabbia nei
confronti dell'ingiustizia umana nata nei tempo di guerra quando
vedeva i suoi colonnelli dissanguati e i tedeschi che sferzavano
pallottole contro di lui, anche se, gli sembrava, lui non aveva mai
fatto del male a nessuno.
Atroce è la parola che più attraversa
l'esperienza dell'ascolto di questi stralci di libro di Celine.
Atroce da far schifo, direbbe l'autore, così verace, che non si
risparmia nulla della cruda natura degli uomini, una natura che si
sente addosso egli stesso, tanto da viverci dentro per tutta la sua
giovinezza, dal reggimento alla foresta africana, dall'alienazione in
fabbrica alla solitudine che mozza il fiato della città. Un romanzo,
un ascolto, di una vita al limite della sopravvivenza, di una lotta
per urlare stridente la sua presenza, foss'anche triste, a questo
mondo. Un viaggio, quello del giovane Ferdinand, al di là del quale
non rimane nulla, tutto il resto è noia.. e non continuo altrimenti
il rischio è di parafrasare uno dei più bei pezzi dell'autore.
Mi è venuta voglia di piangere
quando Fabrizio ha letto queste righe, in quel momento ho capito
perchè ero lì. Ero lì perchè non mi bastava nutrirmi di poltiglia
e bere fango. Avevo voglia di Celine, di Fiato ai Libri e forse tanti
altri come me e quelli che da dieci anni hanno continuato a
frequentare il festival...
E a quei cinque ragazzi sul palco
che hanno dato fiato a “Viaggio al termine della notte”, è stata
rivolta tutta la mia gratitudine e il calore del nostro applauso.
![]() |
fotografia di Gaia Filippi |
Nessun commento:
Posta un commento