|  Matilda sei mitica!

domenica 18 ottobre 2015


Viaggio al termine della notte

Celine Louis-Ferdinand



fotografia di Gaia Filippi

Il protagonista del libro ha il nome dell'autore. L'ho ascoltato recitare da Giorgio Personelli insieme a Fabrizio Pagella, con tastiera, chitarra e sassofono. L'occasione è stata a Montello, alla rassegna Fiato ai Libri, del sistema bibliotecario di Seriate e Laghi, che è giunto, a ragione, alla decima edizione. Da dieci anni questi leggono i libri così mostruosamente bene e io non ne sapevo niente. Se li avessi seguiti da quando ho quattordici anni adesso sarei .. di sicuro sarei stata felice di conoscerli. Ma ricominciamo da Ferdinand.


Ferdinand è un giovane pieno di voglia di vivere che si lancia quasi per scommessa all'interno di un reggimento e in men che non si dica si ritrova ad avere a che fare con sangue che sgorga dalle gole come marmellata bollente – la metafora è di Celine – ed è così che comincia il cataclisma della sua vita, quello che apparentemente lo trasforma per sempre in un essere infelice.


Poi si parla di Africa, condizioni di vita bestiali in cui il ragazzo, incastrato in una capanna in mezzo alla foresta amazzonica con un incarico fra i più sporchi, ma almeno senza pallottole in vista, può mangiare solo cibo che immancabilmente deve vomitare e bere acqua che è fango.


Infine si arriva all'America, New York, lo sfruttamento nella fabbrica della Ford, la marmellata di folla che si spalma sulle strade della città – sempre metafora sua – che lui odia infernalmente e verso cui rivolta tutta la sua rabbia nei confronti dell'ingiustizia umana nata nei tempo di guerra quando vedeva i suoi colonnelli dissanguati e i tedeschi che sferzavano pallottole contro di lui, anche se, gli sembrava, lui non aveva mai fatto del male a nessuno.


Atroce è la parola che più attraversa l'esperienza dell'ascolto di questi stralci di libro di Celine. Atroce da far schifo, direbbe l'autore, così verace, che non si risparmia nulla della cruda natura degli uomini, una natura che si sente addosso egli stesso, tanto da viverci dentro per tutta la sua giovinezza, dal reggimento alla foresta africana, dall'alienazione in fabbrica alla solitudine che mozza il fiato della città. Un romanzo, un ascolto, di una vita al limite della sopravvivenza, di una lotta per urlare stridente la sua presenza, foss'anche triste, a questo mondo. Un viaggio, quello del giovane Ferdinand, al di là del quale non rimane nulla, tutto il resto è noia.. e non continuo altrimenti il rischio è di parafrasare uno dei più bei pezzi dell'autore.


Mi è venuta voglia di piangere quando Fabrizio ha letto queste righe, in quel momento ho capito perchè ero lì. Ero lì perchè non mi bastava nutrirmi di poltiglia e bere fango. Avevo voglia di Celine, di Fiato ai Libri e forse tanti altri come me e quelli che da dieci anni hanno continuato a frequentare il festival...

E a quei cinque ragazzi sul palco che hanno dato fiato a “Viaggio al termine della notte”, è stata rivolta tutta la mia gratitudine e il calore del nostro applauso.
fotografia di Gaia Filippi

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